Mio nonno Edoardo Ceresa, nato a Bollengo, emigrò nel Regno Unito con sua moglie Caterina Gaida nel 1921. Arrivò a Brighton e fu impiegato come chef in uno degli hotel ferroviari. Suo figlio Antonio, mio padre, è nato qui poco dopo l’arrivo. Dopo un breve soggiorno qui, la famiglia si trasferì a Manchester dove rimasero fino al 1939.
Poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, essendo molto preoccupato per lo sviluppo della situazione nel Regno Unito con una possibile guerra incombente, rimpatriò la sua famiglia in Italia. Rimase a lavorare fino al fatidico giorno in cui l’Italia si unì alla guerra con Germania e Winston Churchill ordinò a tutti gli stranieri con la sua famosa frase “collar the lot”, di essere arrestati e inviati nei campi di internamento sull’Isola di Man, Canada e Australia
Tutti i detenuti sono stati inviati a Liverpool per essere raggruppati su navi sovraffollate e mal equipaggiate che non mostravano l’identificazione corretta e di partire per le destinazioni assegnate senza scorta. Mio nonno Edoardo era sulla Arandora Star, che fu silurato da un UBoat tedesco il 2 luglio 1940 al largo della costa settentrionale dell’Irlanda, diretto verso il Canada. Dalla testimonianza dei sopravvissuti Edoardo fu incarcerato sottocoperta con accesso limitato o inesistente ai ponti superiori. L’unica via d’uscita era attraverso i piccoli oblò ma a causa della sua robusta statura questa via di fuga gli era stata negata. Ritengo pertanto che i suoi resti si trovino all’interno del corpo della nave affondata.
Le vittime di questa tragedia non devono essere dimenticate e molti memoriali sono in atto sia in Italia che nel Regno Unito. Glasgow ha un grande monumento commemorativo nel parco della Cattedrale di Sant’Andrea per gli italo / scozzesi morti sulla Arandora Star. In questo triste giorno 9 Bollenghini furono persi insieme a 17 Canevesani e centinaia di altre anime che includevano tedeschi e britannici. Il Capitano britannico, estremamente preoccupato per il fatto che la sua nave fu costretta a navigare in condizioni così povere, cadde anche con le persone in carica.
A seguito della guerra dopo che ha servito nel esercito Italiana, il mio padre, Antonio, fu assunto da Olivetti che si stava espandendo nei mercati esteri e stava aprendo una grande fabbrica a Glasgow. Cresciuto a Manchester, frequentando la scuola fino all’età di 18 anni, parlava correntemente inglese ed era una scelta ovvia da mandare con la prima coorte di italiani ad aiutare a stabilire la base di Olivetti a Queenslie, Glasgow. Era il 1949. Venne con sua moglie Olimpia per stabilirsi a casa a Glasgow.
Edward Ceresa, Edinburgh July 2020